martedì 29 marzo 2016

Il Marocco e l'argan



Credo che tutti, o quasi, conoscano l'olio d'argan, profumerie ed erboristerie ce lo propongono in mille forme e in mille confezioni : olii, creme per le varie parti del corpo, saponette, shampoo, ...
In un recente viaggio in Marocco ho scoperto che l'olio estratto dal frutto dell'argan (Argania spinosa) viene usato non solo per uso cosmetico ma anche ad uso alimentare. Nella parte interna del frutto si trova un seme simile ad una mandorla che, per l'uso alimentare, viene tostato e poi spremuto fino ad ottenere un olio aromatico e profumato usato per condire le insalate. L'ho assaggiato sul pane, una vera prelibatezza! 
L'albero è simile ad un olivo, viene anche chiamato albero delle capre perchè le capre vi si arrampicano per mangiarne i frutti. E' uno spettacolo veramente insolito!

Albero di argan con capre

Frutti della pianta di argan

Produzione tradizionale dell'olio d'argan

Come ci insegna Wikipedia "La foresta di argan, che un tempo copriva vaste superfici dell'Africa del nord, oggi si estende per circa 800.000 ettari nel sud del Marocco, specificatamente nella pianura del Souss, tra le città di Essaouira, Agadir e Taroundant. Nel 1998 l'UNESCO ha dichiarato l'area delle foreste di  argania Riserva della biosfera. Qui lavorano cooperative di donne dedite alla raccolta dei frutti assicurando la protezione e la riforestazione di tali piante."

Con l'olio d'argan ad uso alimentare si può cucinare l'Amoulo Beldi, una crema afrodisiaca di miele e mandorle. Ecco la ricetta:

  • 250 g di mandorla
  • 100 g di miele
  • 500 ml di olio di argan
Dorare le mandorle e poi frullarle fino ad ottenere una pasta. Aggiungere il miele e mescolare accuratamente
Successivamente aggiungere l'olio di argan poco alla volta. Servire insieme al pane.

Attenzione ad usare olio di argan puro per uso alimentare  proveniente dal Marocco.



Lascio alcuni link per approfondire l'argomento




lunedì 14 marzo 2016

Spazziamo via la polvere e le nubi dell'anima

https://books.google.it/books/about/Manuale_di_pulizie_di_un_monaco_buddhist.html?id=uXVOAgAAQBAJ&source=kp_cover&redir_esc=y&hl=it





"Che ne dite di fare le pulizie di casa dando un'occhiata alle regole dei monaci? Sarà divertente e per nulla difficile! Se avete deciso di riordinare la vostra anima, i lavori domestici di tutti i giorni si trasformeranno in quattro e quattr'otto in una pratica spirituale quotidiana" 

Così scrive Keisuke Matsumoto in questo libro dove combina con grazia e levità squisitamente zen consigli pratici, riflessioni filosofiche e spirituali. Il libro descrive gli strumenti necessari per i lavori di casa e illustra come fare il bucato, stirare, lavare i piatti, fare le riparazioni nonchè curare l'igiene personale. Il tutto ispirato ai principi di semplicità ed economia di mezzi della filosofia buddhista perchè Matsumoto ci insegna che una vita complicata inquina lo spirito mentre vivere in maniera ordinata e serena porta lo spirito a un livello di purezza senza paragoni. 
Questo libro parla di lentezza, di raggiungere la serenità nell'espletamento di umili mansioni, di ritrovare se stessi nelle piccole azioni quotidiane tenendo d'occhio il riciclo degli oggetti e il non spreco. Proprio un altro mondo rispetto a quello in cui viviamo e a cui ci spingono i media! 
E' un vero gioiello, con uno stile essenziale ma incisivo Matsumoto ci invita a spazzare via la polvere e, contemporaneamente, le nubi dall'anima. 

L'autore è interessante : laureato in filosofia e specializzato in economia è bonzo del tempio Komyoji di Tokyo. Ha introdotto la mentalità imprenditoriale nell'universo buddhista , sostenendo che la gestione di un tempio è analoga a quella di un'impresa, con la sola differenza che l'obbiettivo non è il guadagno ma la felicità dei seguaci. Parole rivoluzionarie in una società che ci vincola al profitto e dove tutto è monetizzato e la felicità è intesa come il possesso di abbondanti beni materiali.
E' un libro sicuramente da leggere con mente aperta a un modello lontano anni luce da quello che ci hanno abituato a credere l'unico e il migliore, il modello dell'economia occidentale.







sabato 12 marzo 2016

Cultura e cucina vegan

La riflessione sul cibo e l'alimentazione con cui ho aperto il blog è iniziata proprio con questo incontro sulla cultura e sulla cucina vegan. 
Sono una vegetariana con una forte deriva vegana, mangio occasionalmente del formaggio e, in situazioni estreme, del pesce. Per esempio se sono in viaggio e mi è difficile reperire i legumi come fonte proteica. 
La mia scelta (quasi) vegan è nata essenzialmente per motivi etici : non mi piace pensare di uccidere degli animali per nutrirmi nè sfruttarli usando i loro derivati (latte, uova,...). Tanto più dopo aver visto come questi animali vengono trattati negli allevamenti intensivi. 
Partendo da questo e informandomi ho scoperto anche altre condiderazioni a favore della scelta vegana:

motivi ambientali : si disboscano enormi appezzamenti di terreno, distruggendo così l’ambiente di numerose specie animali, tutto per coltivare soia e cereali  da usare come mangimi per gli allevamenti intensivi d’Europa e Stati Uniti. La produzione di carne prevede, inoltre,  l’uso di una grande quantità d’acqua risorsa ormai preziosa;

motivi di salute perché è provato che un consumo eccessivo di carne provoca danni alla salute (ipertensione, aumento del colesterolo, malattie cardiovascolari ). Inoltre gli animali allevati negli allevamenti intensivi vengono trattati con ormoni della crescita (per farli crescere più velocemente) e con antibiotici (per non farli ammalare dato che vivono in ambienti innaturali). Queste sostanze le ritroviamo nella carne che mangiamo e nel latte che beviamo.

Prendendo coscienza del problema mi è risultato chiaro che la scelta vegan è ecosostenibile. Non ci sono abbastanza risorse sulla Terra per nutrire tutti con una dieta basata sul consumo di carne e cibi di origine animale, almeno non con le quantità che consumiamo nei paesi occidentali : con l’attuale alimentazione stiamo distruggendo il pianeta.

La scelta vegan mi ha costretto a cambiare il modo di cucinare e mi ha posto la sfida di preparare piatti saporiti abbandonando gli ingredienti che usavo da una vita (carne, pesce, burro, uova, formaggi) senza che il gusto ne risentisse. Le sfide mi piacciono e mi ci sono buttata a corpo morto imparando a sostituire le sempre presenti uova oppure il latte e i latticini con risultati veramente più che soddisfacenti.

Di questo e di altro si è parlato durante la serata gustando i piatti vegan che i partecipanti avevano portato. Il tutto è stato raccolto in un opuscolo che potete vedere ed eventualmente scaricare cliccando qui

Di seguito un assaggio dei piatti gustati 


Insalata di Felice

Crostata ai frutti di bosco

Batufoli con ragù di seitan e funghi

Cous cous con ceci e verdure

Ricotta di lupini con carote

Facilissima focaccia al rosmarino













Dato che apprezzo molto l'autoironia finisco con questo spassoso video rigorosamente vegan 


martedì 8 marzo 2016

utile digiuno


"Sazi da morire"

Partirei da qui, dal titolo dell'interessante puntata di Presa Diretta di domenica 6 marzo (- sul sito si trova la puntata: 

Ci mostra che mangiamo troppo e male. E forse questo lo sapevamo già. 
Quello che io non sapevo lo racconta benissimo il dott. Valter Longo,  che ha messo a punto un "digiuno mimato" che dura 5 giorni e permette al corpo di fare una specie di "reset". 
Non è un digiuno totale, ma una dieta estremamente ridotta che permette però al corpo di mettersi in stato di emergenza e di depurarsi.  
Per saperne di più, basta dare un'occhiata all'intervista al dott. Longo nella puntata di Presa Diretta, oppure digitare il suo nome e in rete si trovano molte sue interviste. 

Mai come oggi in tv si parla di cibo, cuochi, chef, masterchef! Un'indigestione. 
Per questo mi piace l'idea di parlare un po' di digiuno!


venerdì 4 marzo 2016

La frutta e la verdura di marzo


http://www.viversano.net/alimentazione/dieta-e-salute/frutta-verdura-di-stagione-marzo/


E' da qualche anno che non mi lascio più sedurre dalle fragole a gennaio o dagli asparagi ad agosto e compro esclusivamente frutta e verdura di stagione. I motivi di questa scelta sono di varia natura come spiega benissimo l'articolo che riporto qui sotto:


A dispetto della varietà di cibi che si trovano sui 

banchi del reparto ortofrutta del supermercato,

 spesso insistiamo sull’importanza di mangiare frutta e

 verdura di stagione, evitando magari le fragole a

 Natale e gli asparagi in agosto. Perché? Ecco i nostri

 5 buoni motivi

1-     Costa meno E in questo periodo di crisi non è poco. Dato che gli ortaggi di stagione non hanno bisogno di serre, non si consuma energia aggiuntiva per farli crescere e maturare: sfruttano già quella del sole. Se poi scegliamo prodotti a km zero, coltivati cioè vicino al luogo di residenza, il risparmio è ancora maggiore, perché abbatteremo anche i costi di trasporto.
2-      Niente pesticidi Questo è vero, in particolar modo, per gli ortaggi biologici e biodinamici. Anche quelli non bio, tuttavia, se sono di stagione richiedono una quantità nettamente inferiore di prodotti chimici per eliminare i parassiti. Le piante che vengono “costrette” a crescere in periodi diversi dalla loro normale stagione, infatti, risultano indebolite e sono più facilmente preda di insetti indesiderati.
3-     Più salute Le piante che seguono il loro normale ciclo di vita presentano una quantità maggiore di nutrienti e principi attivi e apportano la giusta quantità di calorie in relazione al periodo dell’anno. Questo significa che le proprietà nutrizionali di un determinato alimento, se è coltivato fuori dalla sua stagione abituale, potrebbero risultare “falsate” e quindi esserci meno utili.
4-     Più gusto I prodotti di stagione sono più buoni, profumati, aromatici. Avete fatto caso al sapore di un pomodoro in inverno? Praticamente non ne ha uno e spesso si è costretti ad esagerare coi condimenti. Se seguiamo il criterio del gusto, difficilmente sbaglieremo.
5-     Più rispetto per la Terra. I peperoni o le zucchine a dicembre hanno un costo ambientale elevatissimo: per farli crescere servono grandi serre riscaldate e illuminate che richiedono molta energia, spesso proveniente da combustibili fossili. Anche pesticidi e fertilizzanti utilizzati per i cibi fuori stagione sono di sintesi, quindi derivati dal petrolio. Gli ortaggi fuori stagione, dunque, risultano molto inquinanti. Se poi provengono da altri Stati e aggiungiamo il costo ambientale dei trasporti (su strada o aerei), ancora di più! Tutto ciò significa anidride carbonica che si va ad aggiungere a quella già presente in atmosfera, incrementando l’effetto serra e peggiorando la situazione globale… perché rischiare?
(Fonte : vegolosi.it)


A questo punto può essere utile ricordare la frutta e la verdura di marzo: 

Verdura : songino             Frutta: arance
                 funghi                            mandarino
                 piselli                             pere
                 ravanelli                         kiwi     
                 rucola                            pompelmo
                 lattuga                           limoni
                 sedano
                 cardo
                 spinaci
                 scorzonera
                 broccoletti
                 sedano rapa      

http://www.walber.it/frutta-e-verdura-di-stagione-marzo
          

martedì 1 marzo 2016

Giornata sull'omeopatia : Arnica montana e Artiglio del diavolo



















Ormai da anni il termine omeopatia è entrato nel vocabolario comune. L'omeopatia è la più diffusa tra le medicine non convenzionali, tanto che oltre 10 milioni di italiani sono ricorsi, almeno una volta, ai rimedi omeopatici. Devo ammettere che non è il mio caso non avendo mai usato tali rimedi. Anche per questo ero molto curiosa dell'incontro in cui Lorella avrebbe parlato dell'Arnica e dell'Artiglio del diavolo, due piante erbacee spontanee usate nella medicina omeopatica.

L'Arnica Montana è una pianta erbacea perenne che vive esclusivamente nelle zone montane dell'Europa e dell'America. In Italia la si trova nei pascoli e nei prati delle Alpi e degli Appennini. Sta diventando sempre più rara a causa dell'aumento delle coltivazioni intensive. E' il rimedio sovrano dei traumi di ogni genere : dalla contusione all'ammaccatura, dal dolore conseguente ad una caduta alla lussazione, una frattura o una slogatura. Ancora, nei trami cranici con shock, negli interventi chirurgici sia prima che dopo l’intervento.





L'Artiglio del diavolo è una pianta perenne rampicante diffusa nell'Africa sud-occidentale (deserto del Kalahari, steppe della Namibia e Madagascar). Nella medicina tradizionale sud-africana viene utilizzato da secoli nella cura di vari problemi come malattie reumatiche, dolori articolari, febbre e fastidio allo stomaco.
Ha proprietà analgesiche e antinfiammatorie.


artiglio del diavolo

Dopo aver ascoltato con interesse l'intervento della relatrice, arricchendo  la mente e lo spirito, abbiamo arricchito anche il corpo : Arianna e Benedetta ci hanno offerto, come da tradizione, ottimi dolcetti e calde tisane. 

Ho raccolto gli appunti di Lorella in un piccolo documento che non ha nessuna pretesa se non quella di non disperderli. Chi fosse interessato a visualizzarlo ed, eventualmente, scaricarlo clicchi qui

                                                       

Trattao aaaada http://www.my-personaltrainer.it/erbe-medicinali/omeopatia.html